periodo de La Memoria
"Il trasferimento a Vicenza, avvenuto nell’immediato dopo-terremoto del 1980, ha segnato nella mia opera una svolta significativa. L’incontro con la cultura figurativa veneta ed il confronto con tradizioni e stili di vita diversi da quelli che mi ero lasciato alle spalle mi hanno indotto ad una riflessione critica sul punto in cui, a qul momento, era giunto il mio lavoro.
L’astrattismo concreto che mi aveva seguito nel corso della mia ricerca passava dallo stato “solido” a quello “liquido”. Come infatti già la mostra da Formisano a Napoli aveva mostrato questo passaggio in maniera significativa (leggere a tale scopo il brano di Maurizio Vitiello nella sezione “Miscellanea”); le “Note Ignote” delle tele non erano altro che il pretesto per disegnare uno spazio diversamente strutturato dove l’oggetto lasciava il posto al pattern descrittivo.
Ma, come dicevo, la nuova realtà nella quale mi trovavo ad operare mi ha indotto ad una riflessione introspettiva che mi ha portato a “recuperare” luoghi, oggetti ed atmosfere del passato i cui “frammenti” hanno aggredito lo spazio delle mie opere, stemperandone la struttura compositiva che restava comunque geometrica e razionale.
Memoria, quindi, come sogno, ricordo, recupero, evoluzione.
Evoluzione di un’idea di pittura che mi ha condotto, nella mia ultima personale alla Galleria Nadar, ad allestire una installazione multimediale nella quale si ritrovavano, in seguito ad un arcano appuntamento, tutte le mie
esperienze pregresse dove memoria, tempo, spazio e musica concorrevano a rappresentare, su di una scena teatrale irreale, una storia non ancora scritta ma parallela alla realtà fenomenologica".
Simone Ricciardiello
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