periodo de I Muti
"Perché “muti”? Perché non parlano. O, meglio, non si esprimono con la parola ma con i segni, dove “parola” sta per “comunicazione verbale” e “segni” sta per “comunicazione iconico-visiva”. Nel caso dei Muti, la parola, come sinonimo di “colore”, manca e cede il passo al Segno che resta a rappresentare, a descrivere, ad indicare, a trasmettere e “comunicare”.
Il mio Muto nasce dall’osservazione di un elemento decorativo (i riquadri stondati a rovescio dei decori di pareti e mobili larghamente utilizzati nel XVII e XVIII secolo che sono rimasti nelle porte della prima metà del ‘900) che, seguendo un percorso minimalista si essenzializza fino a diventare elemento autonomo del mio linguaggio comunicativo.
Le prime opere di questa produzione (siamo intorno al 1975) contengono ancora elementi descrittivi del periodo precedente: frammenti di figurazione che tendono a rafforzare e a “sostenere” la narrazione. La progressione concettuale dell’esperienza mi ha portato via via a tralasciare l’esigenza del riporto figurativo a favore di un contenuto che passasse da significato a “significante”.
Ecco quindi che le opere diventano costruttive; si modellano nel tempo e nello spazio e si lasciano modellare dalla luce. Ed è proprio quest'ultima che modifica l'impianto costruttivo da statico in dinamico.
Nella sezione “Miscellanea” ho riportato una esemplificazione virtuale del concetto di Muto che sintetizza il percorso di alcuni anni in qualche minuto ma che intende rappresenta la “progettualità” come
successione di processi mentali che si fanno 'eventi creativi'....."
Simone Ricciardiello
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